Don Fratus de Balestrinis




Don Francesco Fratus de’ Balestrinis
(Prevosto dal 1888 al 1914, a 100 anni dalla sua morte)

È passato il centenario della morte di don Fratus de’ Balestrinis, parroco della nostra comunità ardesiana per oltre 25 anni, dal 1888 alla morte giunta il 12 maggio 1914.
La sua biografia è ben descritta nel volume “La parrocchiale di San Giorgio ad Ardesio” del compianto monsignor Stefano Baronchelli.
Presso il cimitero del capoluogo, entrando sulla sinistra, troviamo la tomba di don Fratus de’ Balestrinis, nato a Mornico al Serio nel 1854, ordinato sacerdote nel 1876.
Ha esercitato per due anni l’uffi­cio di coadiutore parrocchiale di San Michele di Peia, frazione di Torre de Busi. Successivamente è passato con il medesimo compito a Ponte San Pietro, dove è rimasto nove anni.
Nel 1888 il vescovo monsignor Guindani, che ne aveva intuito le ampie capacità, lo ha nominato prevosto e vi­cario foraneo di Ardesio. Invitato più volte per al­tre parrocchie più grosse, non ha voluto mai rinunciare ad Ardesio, dove morì a 60 anni di età.
Egli era conosciuto dappertutto e da tutti era profondamente stimato, amato e venerato. Erano pochissime le parrocchie ove egli non aveva predicato le Missioni o gli esercizi spirituali e aveva portato dovunque un cuore grande, acceso di carità inesauribile, un desiderio vivissimo del bene, uno spirito di sacrificio ammirabile.
Nella Vicaria, anzi in tutta l’Alta Valle, era considerato come il consigliere, il paciere, il padre di tutti e nelle circostanze difficili ricorrevano tutti a lui con fiducia.
La prontezza e la genialità della sua eloquenza erano diventate proverbiali e in alcune circostan­ze pure originali e provocatorie, come durante la prima visita pastorale del nuovo vescovo di Ber­gamo monsignor Radini Tedeschi nel 1907.
Il vescovo a Bergamo, da poco tempo insediatosi, forse per saggiare meglio le capacità e la cultura del suo cle­ro che era stato dipinto piuttosto ignorante, aveva dato ordine che la dottrina ai fe­deli del giorno della visita in ogni parroc­chia, fosse tenuta dal parroco, presente il vescovo come fedele ascoltatore.
Molti parroci si erano trovati in grossa difficol­tà per questa prescrizione. Ad Ardesio il prevo­sto, senza per nulla turbarsi, è salito in cattedra e quel giorno da pari suo, ha parlato “dei doveri del vescovo nella chiesa”.
Non era una protesta, ma forse segretamente, vi era l’intento di far comprendere garbatamente al superiore che l’ordine esorbitava un poco.
Monsignor vescovo Radini Tedeschi è intervenuto ai solenni funerali, mostrando quanta stima avesse per don Fratus de’ Balestrinis e la sua parola è tornata di conforto a tutta la popolazione.
La sua cura, si può dire esclusiva, era rivolta alla formazione ca­techetica e spirituale dei parrocchiani e dei fedeli che lo incontravano, precursore in questo dello spirito e dell’indirizzo del Concilio Vaticano Il.
Al culto della predicazione univa quello umanis­simo di una intensa amicizia sacerdotale.
La casa canonica di Ardesio era diventata luo­go di incontro. Don Fratus aveva tanti amici, dai sacerdoti più colti della diocesi (Cardinal Gusmini, mons Grassi vescovo di Tortona, …) ai più semplici e po­polari, dai più studiosi e impegnati nella teologia e nelle scienze ai più amanti dello sport del tem­po libero (della caccia, dell’allevamento delle api, del gio­co delle carte e delle bocce).
Il suo preferito passatempo era quello del roc­colo all’alpeggio Corte, ove passava le giornate fe­riali dell’autunno. L’amore al suo roccolo è stato anche un motivo umano per cui ha rifiutato offerte più importanti di trasfe­rimento da Ardesio.
Non sono mancati però anche al tempo del prevo­sto Fratus opere di buona rilevanza nella strut­tura esterna ed economica della parrocchia.
È stato ripreso nel 1884 il progetto, accantona­to nel 1871 al tempo della sopraelevazione del campanile, di un nuovo concerto di campane per la chiesa parrocchiale.
Nel 1905 in preparazione del terzo centenario del­la Apparizione (1907), il prevosto Fratus è stato il primo ad interessarsi per il restauro del miracoloso affre­sco che minacciava di sgretolarsi per l’umidità.
Nella stessa occasione è stato pure realizzato lo scu­rolo sotto l’altare maggiore ed ivi collocato il primo gruppo statuario dell’Apparizione.
Lo stesso don Fratus ha avvertito il disagio di un eccessivo culto della statua della Madonna e in una dottrina che ha tenuto il 5 maggio 1905 ha precisato e ricordato in modo chiaro che il luogo più adatto alla preghiera è il presbiterio. Anzitutto perché vi è la presenza di Cri­sto Eucaristico e ancora perché l’Immagine di singolare venerazione non è la statua dello scurolo, ma quella dell’affresco antico sopra l’altare.
La sua memoria è ancora venerata, anche per merito dei suoi successori che ne hanno tramandato la memoria e la carità. Il suo sepolcro è salutato dai visitatori del cimitero di Ardesio, memori della gratitudine della comunità parrocchiale che tanto egli ha amato. (G.F.)

Al centro Don Fratus de Balestrinis con autorità e sacerdoti della valle nel 25° di permanenza ad Ardesio